Maschere, carri, costumi e frittelle. La storia del carnevale di Venezia, delle sue maschere e dei dolci tipici della tradizione gastronomica italiana per trascorrere i giorni di festa all’insegna del buon cibo e la giusta atmosfera.
‘’Buongiorno signora maschera!’’ È la sintesi del periodo di festa che ci si prospetta davanti. Parliamo del carnevale, in particolare del più famoso e antico in Italia: il carnevale di Venezia. Un mood di festa in cui ci si maschera, si mangia e saltano tutte le regole. La centralità gastronomica è innegabile, con tutti i dolci e i fritti tipici regione per regione. Ma il carnevale non è fatto solo di maschere e dolci, bensì di atmosfera, convivialità e tradizione.
Indice
Festa in maschera
Le maschere veneziane
Dolci di carnevale regione per regione
Festa in maschera
La parola carnevale deriva dalla locuzione latina carne-levare e significa letteralmente ‘’togliere la carne’’, in riferimento all’inizio della Quaresima in cui si sarebbero dovuti osservare astinenza e digiuno. Il carnevale è una festa in maschera che si svolge ogni anno nel mese di febbraio. L’apice dei festeggiamenti si raggiunge il giovedì grasso e il martedì grasso, che rispettivamente segnano l’inizio dei festeggiamenti e l’ultimo giorno di carnevale. Grasso perché dopo il martedì grasso c’è il mercoledì delle ceneri che segna l’inizio della Quaresima e del digiuno.
La festa del carnevale di Venezia è antichissima e risale al Medioevo, oggi meta di migliaia di turisti e curiosi provenienti dall’Italia e dal mondo. Nessuno sa con esattezza come e quando nasce, ma il carnevale rappresentava, per via delle maschere e del travestimento collettivo in incognito, la festa per tutti: i ruoli si ribaltavano, gli uomini diventavano donne, gli adulti bambini e tutto era permesso. A questo scopo la maschera aveva il compito di svelare il personaggio e nascondere la persona.
Nel carnevale moderno si inseriscono l’antichissima Festa delle Marie e il Volo dell’angelo. Ma gli eventi principali del carnevale a Venezia sono:
- la festa veneziana sull’acqua: si tiene il primo giorno di carnevale sul Rio di Cannaregio, tra il Ponte dei Tre Archi e il Ponte delle Guglie. Barche decorate a festa navigano il canale accompagnate dalla musica.
- la regata di apertura del carnevale: il giorno dopo un altro corteo di barche partono dalla Punta della Dogana e attraversano il Canal Grande arrivando alle Guglie e al Ponte dei Tre Archi. Sulle rive, numerosi stand gastronomici offrono i dolci di carnevale della tradizione veneziana: frìtole, castagnole e galani.
- la festa delle Marie: anticamente si svolgeva il 2 febbraio, giorno in cui venivano benedette 12 giovani spose senza dote accompagnate in una processione che si svolgeva dalla basilica di San Pietro di Castello a Piazza San Marco. Il corteo si imbarcava poi sulla galea del doge e percorreva il Canal Grande. Infine, raggiungeva la chiesa di Santa Maria Formosa. Oggi è una rievocazione storica in costume con tanto di concorso di bellezza della Maria più bella.
- il volo dell’angelo: manifestazione del giovedì grasso, un’esibizione funambolesca sul campanile di San Marco. Per un periodo l’evento fu vietato perché troppo pericoloso e oggi prende il nome di volo della Colombina.
- il concorso della maschera più bella: l’evento successivo al volo dell’angelo è la sfilata delle maschere in Piazza San Marco. Tutti possono iscriversi online e partecipare.
- il volo dell’aquila: la domenica prima del martedì grasso un personaggio dello spettacolo di cala dal campanile di San Marco e si immerge nella folla festosa.
Le maschere veneziane
Le maschere veneziane sono un capolavoro di artigianato locale. Il Settecento fu il periodo più florido per la produzione di maschere e la nascita dei laboratori di maschere a Venezia: maschere di argilla, cartapesta, gesso e garza venivano realizzate dai mascareri, così venivano chiamati gli abili artigiani veneziani. Le maschere più famose della Serenissima sono quelle della Commedia dell’arte, Arlecchino, Pantalone, Brighella, Pulcinella, alle quali si aggiungono quella dal lungo becco del Dottore della peste, quella della Moretta e quella della celebre Baùta.
Ecco le più tipiche della tradizione veneziana:
- Baùta: è la maschera veneziana per antonomasia e veniva indossata indistintamente da uomini e donne non solo nel periodo del carnevale, ma anche a teatro. Al cinema appare nel film di Stanley Kubrick, Eyes wide shut. Una maschera bianca, un tricorno nero e un ampio mantello scuro sono gli elementi che caratterizzano questa misteriosa figura. Il labbro superiore è allungato tanto da deformare il viso e la voce della persona che la indossa a scopo di celarne l’identità. La sua particolare conformazione consentiva di bere e mangiare senza smascherarsi.
- Moretta: è una maschera di velluto scuro pensata per le donne, da abbinare a raffinati cappellini. Di questa maschera si diceva essere muta perché chi la indossava la reggeva sul volto tenendo in bocca un bottone applicato alla maschera stessa. La Moretta era la ‘’servetta muta’’.
- Dottore della peste: maschera medievale diffusa in tutta Europa, senza dubbio la più inquietante. Il lungo becco all’altezza del naso aveva una funzione pratica molto precisa: indossata dai medici e dai chirurghi serviva a mantenere la debita distanza dagli appestati ed evitare il contagio. Il travestimento comprendeva un lungo vestito cerato che copriva il medico dalla testa ai piedi, ben chiuso intorno alla maschera. Nei fori per gli occhi erano applicate lenti di vetro, mentre sui lati del becco-naso erano praticati dei tagli orizzontali che permettevano di respirare. L’interno era riempito con mucchietti di erbe aromatiche profumate perché si pensava che fosse l’aria cattiva la causa del contagio. Una sorta di prototipo delle più moderne maschere antigas. Infine, guanti e bacchetta completano il costume.
Dolci di carnevale regione per regione
Come si dice: a Carnevale ogni fritto vale! Il detto non era proprio questo, ma a noi va bene così. Ogni festa, in ogni periodo dell’anno, civile o religiosa che sia, ha sempre trovato un suo corrispettivo gastronomico. Durante il carnevale i dolci di pasta fritta ricoperti di zucchero a velo o miele accompagnavano eccessi e divertimenti prima del rigido digiuno quaresimale. In Italia quasi ogni regione porta avanti le proprie tradizioni gastronomiche e ha un proprio dolce tipico di carnevale con un proprio nome. La maggior parte sono dolci fritti e si preparano con ingredienti semplici. Il dolce simbolo del carnevale sono le chiacchiere, sfoglie fritte croccanti e bollose ricoperte di zucchero a velo, che in Liguria, Piemonte e Sardegna vengono chiamate bugie, in Toscana cenci, nel Lazio frappe, in Veneto e Trentino crostoli o grostoli, frappe e sfrappole in Emilia-Romagna.
Facciamo un breve elenco regione per regione:
- chiacchiere: discendenti delle frictilia dell’antica Roma, dolci fritti nel grasso animale preparati in occasione dei Saturnali pagani, poi Festa dei folli nel Medioevo. Oggi diffuse quasi in tutta Italia a cui vengono attribuiti nomi diversi a seconda della regione;
- castagnole: diffusi in molte regioni d’Italia, tra cui Liguria, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Lazio, Umbria, dove in alcune zone del nord della regione sono chiamati ‘’struffoli di carnevale’’ ed effettivamente assomigliano ai cugini napoletani, Abruzzo, Veneto e Lombardia;
- frìtole: tipicamente veneziane, con qualche variante si trovano anche in Friuli-Venezia Giulia;
- frittelle: Mantova le ha adottate come dolce di carnevale, ma sono diffuse in tutta Italia in diverse varianti e annoverate tra i prodotti agroalimentari tradizionali italiani (PAT);
- caragnoli e rosacatarre: dolci di Natale e di carnevale del Molise e della Basilicata, anch’essi PAT;
- arancini di carnevale: una sorta di girelle all’arancia ricoperte di miele tipiche delle Marche;
- cicerchiata: palline di pasta fritta disposte a cerchio, da cui il nome. Dolce tipico per Abruzzo, Marche e Molise, ma diffuso anche a Roma;
- pignolata: palline di pasta fritta ricoperte di miele disposte una sull’altra a formare una pigna. La ricetta calabrese prevede il miele di fichi, un ingrediente tipico di questa regione.