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17/04/2023 by Oliveru
Aria di primavera e ponti all’orizzonte. Tra storia, arte e panorami mozzafiato, ecco i 4 borghi italiani dove trascorrere il 25 aprile o il Primo Maggio.
Indice
Valle d’Aosta, Forte di Bard
Toscana, Bagno Vignoni
Lazio, Civita di Bagnoregio
Calabria, Stilo
C’è aria di primavera, iniziano le prime gite fuori porta e i weekend alla ricerca di posti tranquilli fuori dal tempo e dal mondo. L’Italia è ricca di borghi d’ immensa bellezza. Ecco i nostri suggerimenti: da nord a sud, 4 borghi che sorgono in luoghi naturalistici dal grande impatto visivo.
Con i suoi soli 107 abitanti, Bard è il comune più piccolo della Valle d’Aosta e rientra nel circuito dei borghi più belli d’Italia. Il nome Bard ha ben due reference: il celtico bar che designa una rocca, una fortificazione, e il francese bar che indica il pesce d’acqua dolce chiamato barbo (Barbus barbus) raffigurato sullo stemma araldico della città. Bard è attraversata dalla Dora Baltea e dalla lunga via delle Gallie, l’antica strada romana consolare, fatta costruire da Augusto, che collegava la Pianura Padana alla Gallia. Stretto fra i due fianchi della montagna, alle pendici di una profondissima gola, il borgo di Bard si snoda lungo la via consolare sovrastato dal forte ottocentesco. La Valle d’Aosta fu una terra di passaggio strategica, per questo disseminata di castelli. I castelli valdostani avevano quindi il compito di difesa e controllo del territorio ed erano sicuri baluardi contro le invasioni. Passeggiando lungo la strada romana è possibile salire verso la fortezza e godere dell’incantevole paesaggio alpino: i boschi di castagno e faggio, gli alti pascoli e i vigneti in quota. Il borgo di Bard non è solo castelli, baite e chalet di montagna, ma è ricco di palazzi nobiliari che è possibile visitare: Casa Challant, simile nell’aspetto architettonico a un altro castello valdostano, il Castello di Issogne, Casa Valperga, Casa della Meridiana, Casa del Vescovo, o Casa Urbano, e Palazzo Nicole. Volendo spingersi oltre ci sono altri borghetti da poter visitare: Albard e Crous con poche case di pietra e strade romane scavate nella roccia; per i più sportivi con circa tre ore di cammino dal Forte di Bard si arriva diretti al borgo di Donnas.
Il viaggio continua a tavola tra le specialità gastronomiche valdostane: il piatto del borgo sono le fiuor de cousse, fiori di zucca ripieni e cotti al forno, e le paste di meliga, in dialetto valdostano paste ad melia, dei frollini deliziosi fatti con la farina di mais. La ricetta originale è del XVIII secolo. Il vino locale è il rosso dei Rocchi di Bard, un vino dal sapore antico, corposo, tendente al granata con profumo di mandorla. Si ricava dal vitigno Nebbiolo coltivato nella Bassa Valle d’Aosta.
Era solo un piccolo borgo termale in Toscana finché, nel 1983, il regista russo Andrej Tarkovskij scelse Bagno Vignoni, una minuscola frazione di San Quirico d’Orcia, in provincia di Siena, in cui ambientare alcune scene del film Nostalghia. Il borgo si sviluppa tutto intorno alla piazza principale, piazza delle Sorgenti, con al centro la grande vasca cinquecentesca di acqua termale calda e fumante. L’acqua sgorga da una falda sotterranea di origini vulcaniche. Intorno alla vasca si affacciano gli edifici rinascimentali e il loggiato di santa Caterina da Siena con ristoranti, enoteche e osterie. I vapori e i fumi che esalano lentamente dalla vasca e i gorgoglii nell’acqua, dovuti alla sorgente termale, creano un’atmosfera fiabesca che ha stupito i viaggiatori di ogni tempo. Un posto perfetto per trascorrere qualche ora all’insegna di relax e benessere e godere delle acque dello stabilimento termale nella splendida cornice di Bagno Vignoni.
Le acque della grande vasca-piazza si dirigono verso il Parco naturale dei Mulini, un’area protetta visitabile attraverso un percorso immerso nella macchia mediterranea. Qui si trovano quattro mulini ad acqua medievali: il Mulino di Sopra e il Mulino Buca, interamente scavati nella roccia, il Mulino di Mezzo, in parte sottoterra, e il Mulino da Piedi, oggi allo stato di rudere ricoperto da rovi. La particolarità di questi mulini è che grazie alla perenne sorgente termale erano funzionanti tutto l’anno, anche d’estate quando gli altri mulini erano fermi per via dei fiumi in secca. Una vasca naturale si trova nella parte bassa del Parco dei Mulini, in prossimità della vasca di accumulo del Mulino di Mezzo. Si tratta delle ex terme libere di Bagno Vignoni la cui acqua è di un brillante azzurro turchese per via del calcare depositato sul fondo roccioso. Ex, perché dal 2010 è in vigore il divieto di balneazione.
Cosa mangiare di tipico a Bagno Vignoni e in Val d’Orcia? Qualche idea: la zuppa di pane con legumi, i pici con le briciole, con il ragù di chianina e al sugo d’oca, chiocciole della Val d’Orcia, formaggi di Pienza, salumi di Cinta Senese.
‘’Lieta e pensosa, contro quello sfondo balenante di scrimi bianchi e abissi paurosi’’ o ‘’la città che muore’’. È Civita di Bagnoregio, una frazione del comune di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, al confine con Umbria e Toscana e a due passi dal lago di Bolsena. Ed è così che lo scrittore italiano Bonaventura Tecchi descrive la sua Civita abitata da sole sedici persone e dai sempre più noti e fotografati ‘’gatti di Civita’’. Nel cuore della Tuscia romana, circondata dal superbo panorama della Valle dei Calanchi, Civita di Bagnoregio sorge sulla sommità di un’altura di tufo. Il borgo etrusco è chiuso a ovest dal Lago di Bolsena e a est dalla Valle del Tevere, isolato tra le due valli da cui emerge come un’immagine onirica. Quando la nebbia che si leva dalla valle sfuma i contorni sembra letteralmente sospesa nel vuoto. La sua unicità era nell’incipit: la progressiva e continua erosione della collina e della vallata circostante che rischia di farla scomparire per sempre.
Civita di Bagnoregio è raggiungibile soltanto attraverso un ponte percorribile a piedi che porta direttamente alla porta d’ingresso del borgo: Porta Santa Maria, unico accesso al borgo sospeso, sorvegliata da leoni di pietra con una testa d’uomo tra le zampe. La passeggiata sospesa nel vuoto vale tutto il panorama. L’abitato vanta un impiantito urbanistico di origine etrusca, inventori, gli Etruschi, delle strade moderne divise in cardi e decumani, poi riprese dai Romani, e con un centro storico in cui si alternano tratti medievali e scorci rinascimentali. Perdetevi tra i vicoli del paesino, visitate la chiesa di San Donato e spingetevi fino alla grotta di San Bonaventura, una tomba a camera etrusca.
Amanti di affettati, salumi e formaggi questo è il posto che fa per voi. La cucina viterbese è di estrazione povera e contadina, con piatti a base di carne, verdure e legumi, vini e oli delle zone limitrofe. La specialità del borgo sono le fettuccine condite col tartufo nero locale o sughi di carne e i piciarelli, un formato di pasta tipico dell’alto Lazio.
Si trova ai piedi del Monte Consolino e i boschi delle Serre calabresi, il suo nome significa ‘’colonna’’, dal greco stylon, e fu il centro bizantino più importante della Calabria meridionale per tutto il Medioevo. Stiamo parlando di Stilo, un borgo del Reggino considerato tra i più belli d’Italia. Il borgo si innalza nella vallata dello Stilaro, disposto a gradinate su un pendio a ulivi e viti, sopra la fiumara da cui prende il nome. E, come una colonna, Stilo è immersa nel sole della grecità mediterranea, tant’è che da queste parti ancora vi si parla un dialetto simile al greco antico.
Luogo simbolo del borgo è la Cattolica di Stilo, la chiesa bizantina a cinque cupolette arroccata su un poggio isolato del Monte Consolino. La Calabria del X-XI secolo rappresentava un pezzo d’Oriente ubicato in Italia Meridionale questa chiesta faceva da ponte tra mondo bizantino e mondo occidentale. La pianta a croce greca è inscritta in un quadrato, le mura sono interamente in mattoni. Nasce come katholicón, chiesa principale di un cenobio basiliano. È tra i più importanti e singolari monumenti della regione. Altri luoghi da visitare a Stilo sono il Castello Normanno di Ruggero II, il Duomo di Stilo e Porta Stefanina, uno degli antichi cinque ingressi della città e l’unico che si è conservato.
Se siete qui, assaggiate il piatto del borgo: la pasta fatta in casa filata con il ferro, come si faceva una volta, condita con sughi dai sapori forti di carne o verdure, per esempio il ragù di capra o la salsa di melanzane. Altre prelibatezze locali sono le saporite olive in salamoia, dette in dialetto alivi cumbité, i profumatissimi pomodori secchi, il pecorino rigorosamente piccante e sopressate e capicolli che da queste parti non mancano mai.