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20/11/2023 by Oliveru
La mela, dalla polpa dolce e succosa e dal profumo invitante, è uno dei frutti più antichi della storia e un simbolo dell’immaginario collettivo. È un alimento estremamente versatile, che può essere utilizzato per la preparazione di numerose pietanze, ma anche consumato da solo.
Indice
Origini e botanica
C’è mela e mela
Mele non solo a tavola
Vediamo come, nel corso dei secoli, le varietà di mele coltivate nel nostro Paese sono cambiate e si sono evolute grazie anche all'intervento dell'uomo, riguardante soprattutto il miglioramento genetico per la resistenza agli insetti, che le ha trasformate nei frutti che conosciamo oggi. Infine, una considerazione della mela come metafora da frutto a oggetto letterario e artistico.
Prima di affrontare nel dettaglio quali sono le varietà di mela coltivate in Italia e quali le varietà autoctone di regione in regione, una piccola premessa sulle origini della mela e la botanica. Il frutto di Malus domestica appartiene alla famiglia delle Rosaceae, la stessa della pera, ed è un falso frutto. Il frutto vero e proprio non è la sua parte carnosa, ma il torsolo che racchiude i semi. L’italiano ‘’mela’’ deriva dal tardo latino melum, a sua volta derivante dal greco antico mèlon e da un dialetto greco, il dorico malum. La radice che queste parole hanno in comune, mal-, significa ‘’molle’’, ‘’dolce’’.
Le mele hanno avuto origine in Asia Centrale, nell’attuale Kazakistan, circa 4.000 anni fa, ed erano più piccole e aspre di quelle moderne. La coltivazione delle mele si diffuse in Europa solo dopo la caduta dell’impero romano. In Italia, la coltivazione di mele ha una lunga storia che risale ai tempi degli antichi Romani, ma la conoscenza della tecnica dell’innesto era andata perduta con le invasioni barbariche e viene riscoperta solo alla fine del Medioevo. Nel XVI secolo, prima in Francia poi in Inghilterra si iniziarono a coltivare mele, sperimentando talee, innesti e incrociando gli alberi coltivati con quelli selvatici locali. Nuove varietà di mela arrivarono così negli Stati Uniti, in Canada e anche in Italia.
Oggi, in Italia esistono numerose varietà di mele, ognuna con caratteristiche proprie. L’unica DOP in Italia è la mela Val di Non coltivata in provincia di Trento, il cui disciplinare di produzione ammette 3 varietà: la Golden Delicious, che ha una polpa dolce e croccante, di colore giallo chiaro; la Renetta Canada, di forma schiacciata, la buccia rugosa giallo-verde e con una polpa soda e farinosa; la Red Delicious, con la sua polpa pastosa, dolce e il caratteristico colore rosso intenso. La mela Alto Adige IGP (o Südtiroler Gga) comprende le varietà più diffuse come Braeburn, Elstar, Fuji, Gala, Golden Delicious, Granny Smith, Idared, Jonagold, Morgenduft, Red Delicious, Stayman Winesap, Pinova, Topaz. I meleti altoatesini godono dell’alternanza di aria fredda e venti caldi, dell’escursione termica tra giorno e notte, di un terreno ben drenato ricoperto di prati verdi. Questi frutti deliziosi sono buonissimi sia crudi che nel tipico strudel di mele. Le varietà Gala, Golden Delicious, Morgenduft, Red Delicious, Granny Smith, Fuji, Renetta, Pinova coltivate in Trentino sono state riconosciute come Mele del Trentino IGP.
Ma le varietà di mele IGP italiane non si fermano qui. Possiamo citare la mela Valtellina IGP nelle varietà Golden Delicious, Red Delicious e Gala. E ancora la mela Rossa Cuneo IGP dalla caratteristica buccia rossa coltivata in Piemonte in 4 varietà: la Red Delicious dal colore rosso intenso, la Gala dal rosso vivo e brillante, la Braeburn con sfumature dall’arancio al rosso, la Fuji leggermente striata. Scendendo dall’arco alpino troviamo le cultivar del Mezzogiorno. La Melannurca Campana IGP coltivata nelle varietà Annurca e Rossa del Sud. Queste mele gustosissime dal sapore dolce e aromatico vengono fatte letteralmente ‘’arrossire’’ al sole per un periodo di tempo e girate periodicamente fino a che non diventano completamente rosse. La mela Campanina tipica del Modenese e del Mantovano è una mela dalla buccia, verde con sfumature giallo-arancio a seconda del grado di maturazione, con la polpa dal sapore aromatico e acidulo e la consistenza compatta, è la migliore per essere cotta. La Mela Rossa dei Monti Sibillini è un’eccellenza delle Marche e Presidio Slow Food. Bellissima da vedere per via della buccia cangiante dal giallo al rosa, si mangia con gli occhi. Da queste parti si usa fare la sbriciolata di mele, una variante marchigiana della torta sbrisolona.
Le varietà di cultivar autoctone sono tantissime a livello regionale. Ad esempio: le antiche varietà di mele piemontesi, le antiche mele dell’Alto Friuli, le antiche mele dell’Etna, la mela Lappedda, le mele della Valle Bormida, la mela Salvai d’la Roca, la mela Mangione, le mele delle Valli di Lanzo, la mela Verdone piacentina, la mela Zitella, la mela Milappa, la mela Pomella della Valle Staffora, le mele bellunesi, le mele genovesi, le mele romagnole. Insomma, le mele italiane rappresentano un vero e proprio patrimonio variegato, da preservare e valorizzare. Le varietà di mele coltivate in Italia sono molte e tutte diverse tra loro, ma hanno in comune la qualità e l'autenticità del prodotto italiano. Chi ama le mele non può che apprezzare le varietà italiane, che offrono sapori e aromi unici e inimitabili.
Frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, pomo della discordia, dono avvelenato, simbolo di salute. La mela è un frutto carico di significati che ha da sempre colpito il nostro immaginario ricorrendo in tutta la cultura occidentale, dalla tradizione biblica alla mitologia greca alle fiabe fino ai modi di dire più comuni e altro ancora.
Eva che mangia il frutto proibito offerto dal serpente o il principe troiano Paride che porge la mela d’oro alla più bella tra le dee sono storie antiche arrivate fino a noi, in cui la mela può essere peccato e conoscenza, seducente tentazione, conseguenza della definitiva condizione mortale o di una sanguinosa guerra. Citiamo ora alcune tra le mele moderne più famose del Novecento in cui l’oggetto mela è ancora conoscenza, ma anche un espediente della perdita dell’innocenza o del concetto di morte. Il primo lungometraggio di casa Disney, Biancaneve e i sette nani, del 1937, attinge a piene mani all’omonima fiaba dei fratelli Grimm. Qui una mela rossa è un frutto che uccide. Ispirandosi alla fiaba di Biancaneve, nel 1954, il matematico e fisico britannico Alan Turing si suicida mordendo una mela nella quale aveva iniettato del cianuro. Leggenda narra che Newton, seduto sotto un albero di mele, intuì l’esistenza della forza invisibile che chiamiamo gravità osservando la caduta di una mela proprio sulla sua testa. Steve Jobs, founder di Apple, sceglie come logo una mela morsicata. Il figlio dell’uomo è un dipinto di René Magritte del 1964 che raffigura in primo piano un uomo con la bombetta il cui volto è quasi interamente nascosto da una mela verde sospesa in aria. Autoritratto enigmatico, anonimo, in cui ci chiediamo: chi c’è dietro la mela? La risposta sta forse in una certa saggezza popolare: una mela al giorno toglie il medico di torno!